Archivio annuale 2009

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Solo

Fanciullo, io già non ero
come altri erano, nè vedevo
come gli altri vedevano. Mai
derivai da una comune fonte
le mie passioni -nè mai,
da quella stessa, i miei aspri affanni.
Nè il tripudio al mio cuore
io ridestavo in accordo con altri.
Tutto quel che amai, io l’amai da solo.
Allora, in quell’età, nell’alba
d’una vita in tempesta- fu derivato
da ogni più oscuro abisso di bene e male
il mistero che ancora m’avvince-
dai torrenti e dalle sorgenti-
dalla rossa roccia dei monti-
dal sole che d’intorno mi ruotava
nelle dorate tinte autunnali-
dal celeste baleno
che d’accanto mi guizzava-
dal tuono e dalla tempesta-
e dalla nuvola che forma assumeva
(mentre era azzurro tutto l’altro cielo)
di un demone alla mia vista-

E. A. Poe

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Non cantare più!

Voglio il silenzio
per dormire
qualsiasi ricordo
della voce udita,        
incompresa,
che fu perduta
perché l’ho udita…
All’improvviso, pauso in ciò che penso
Scrivere è necessario. Vivere non è necessario
Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso volere d’essere niente.
A parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo.
                                                                            
F. Pessoa

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Amici e chiodi

C’era una volta un ragazzo che aveva un pessimo carattere.
Suo padre un giorno gli diede un sacchetto pieno di chiodi e gli disse che ogni volta che si fosse arrabbiato durante la giornata avrebbe dovuto conficcarne uno nella staccionata del cortile.
Il primo giorno il ragazzo conficcò ben trentasette chiodi nella staccionata.
Giorno dopo giorno il numero dei chiodi cominciò gradualmente a diminuire, fino a quando arrivò il momento che, il ragazzo
non s’arrabbiò per niente.
Così si presentò tutto soddisfatto davanti al padre e gli raccontò che finalmente quel giorno non aveva usato neanche un
chiodo.
Il padre suggerì al figlio, che il passo seguente sarebbe stato quello di togliere un chiodo per ogni giorno trascorso senza arrabbiarsi.
Passò molto tempo ma alla fine il ragazzo riuscì a togliere tutti i chiodi che aveva conficcato nella staccionata.
Quindi il padre del ragazzo prendendolo per mano lo portò di fronte alla staccionata e gli disse:
“Hai fatto bene figliolo, ma guarda quanti buchi che sono rimasti su questa trave, adesso non potrà mai più tornare come prima. Quando tu perdi il controllo e dici le cose con rabbia, esse lasciano dei segni proprio come questi.
E’ come ferire qualcuno con un coltello, rigirarlo nella piaga e dopo non importa quante volte chiederai scusa, la cicatrice non si toglierà più.
Una ferita fisica può guarire completamente senza lasciare traccia, quella verbale invece ti segna molto profondamente portando la tristezza nel cuore.
Ricordati che ci vuole un attimo per dire una cosa cattiva ad una persona, ma una volta detta non è più possibile cancellarla, anche se non si pensava veramente ed era solo la rabbia di un momento, quelle parole segneranno il suo cuore di tristezza per sempre”.

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Istanti

Se io potessi vivere un’altra volta la mia vita
nella prossima cercherei di fare più errori
non cercherei di essere tanto perfetto,
mi negherei di più,
sarei meno serio di quanto sono stato,
difatti prenderei pochissime cose sul serio.
Sarei meno igienico,
correrei più rischi,
farei più viaggi,
guarderei più tramonti,
salirei più montagne,
nuoterei più fiumi,
andrei in posti dove mai sono andato,
mangerei più gelati e meno fave,
avrei più problemi reali e meno immaginari.
Io sono stato una di quelle persone che ha vissuto sensatamente
e precisamente ogni minuto della sua vita;
certo che ho avuto momenti di gioia
ma se potessi tornare indietro cercherei di avere soltanto buoni momenti.
Nel caso non lo sappiate, di quello è fatta la vita,
solo di momenti, non ti perdere l’oggi.
Io ero uno di quelli che mai andava in nessun posto senza un termometro,
una borsa d’acqua calda, un ombrello e un paracadute;
se potessi vivere di nuovo comincerei ad andare scalzo all’inizio della primavera
e continuerei così fino alla fine dell’autunno.
Farei più giri nella carrozzella,
guarderei più albe e giocherei di più con i bambini,
se avessi un’altra volta la vita davanti.
Ma guardate, ho 85 anni e so che sto morendo.

Jorge Luis Borges

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Elogio della follia

“Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia.
Infuse nell’uomo più passione che ragione perchè fosse tutto meno triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso.
Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure ci sarebbe.
Se solo fossero più fatui, allegri e dissennati godrebbero felici di un’eterna giovinezza.
La vita umana non è altro che un gioco della Follia.
Il cuore ha sempre ragione”.

Erasmo da Rotterdam

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SOLO PER OGGI

Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata senza voler risolvere i problemi della mia vita tutti in una volta.

Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà, non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non cercherò di migliorare o disciplinare nessuno tranne me stesso.

Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell’altro mondo, ma anche in questo.

Solo per oggi mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino ai miei desideri.

Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a sedere in silenzio ascoltando Dio, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così il silenzio e l’ascolto sono necessari alla vita dell’anima.

Solo per oggi, compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.

Solo per oggi mi farò un programma: forse non lo seguirò perfettamente, ma lo farò. E mi guarderò dai due malanni: la fretta e l’indecisione.

Solo per oggi saprò dal profondo del cuore, nonostante le apparenze, che l’esistenza si prende cura di me come nessun altro al mondo.

Solo per oggi non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere nell’Amore.

Posso ben fare per 12 ore ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare tutta la vita.

Papa Giovanni XXIII

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Ti auguro di vivere

Ti auguro di vivere
senza lasciarti comprare dal denaro.
Ti auguro di vivere
senza marca, senza etichetta,
senza distinzione,
senza altro nome
che quello di uomo.
Ti auguro di vivere
senza rendere nessuno tua vittima.
Ti auguro di vivere
senza sospettare o condannare
nemmeno a fior di labbra.
Ti auguro di vivere in un mondo
dove ognuno abbia il diritto
di diventare tuo fratello
e farsi tuo prossimo

Jean Debruynne

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Nulla

nulla.jpg
Gli angeli vennero a cercarla
La trovarono al mio fianco,
lì dove le sue ali l’avevano guidata.
Gli angeli vennero per portarla via.
Aveva lasciato la loro casa,
il loro giorno più chiaro
ed era venuta ad abitare presso di me.
Mi amava perché l’amore
ama solo le cose imperfette.
Gli angeli vennero dall’alto
e la portarono via da me.
Se la portarono via per sempre
tra le ali luminose.
É vero che era la loro sorella
e così vicina a Dio come loro.
Ma mi amava perché
il mio cuore non aveva una sorella.
Se la portarono via,
ed è tutto quel che accadde.

F. Pessoa

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Berlino 1961 – Nazim Hikmet

Nelle mie braccia tutta nuda
la città la sera e tu
il tuo chiarore l’odore dei tuoi capelli
si riflettono sul mio viso.

Di chi è questo cuore che batte
più forte delle voci e dell’ansito?
è tuo è della città è della notte
o forse è il mio cuore che batte forte?

Dove finisce la notte
dove comincia la città?
dove finisce la città dove cominci tu?
dove comincio e finisco io stesso?

N. Hikmet

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Henry David Thoreau

“Se sapessi con sicurezza che c’è un uomo che sta venendo a casa mia con il piano consapevole di farmi del bene, scapperei a rotta di collo.”

“If I knew for a certainty that a man was coming to my house with the conscious design of doing me good, I should run for my life.”

Henry David Thoreau

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Romanticismo e Amore

Mi chiedono se sia romantico, sì, lo sono…e credo…che tutti, chi più chi meno, lo siamo, è in noi…molte volte è il nostro ambiente e le persone che ci circondano, pure loro intrise dall’ambiente e dalle altre persone, come in circoli viziosi, che ingeriscono altri circoli…che ci impedisce di esserlo…se una, una sola persona di un qualsiasi circolo, si ferma e riflette su questo, trasgredisce le regole imposte e apre il suo cuore, forse uno di questi circoli si spezza e può spezzare le catene di un’altro e l’altro a sua volta: spesso viviamo da pecore, ma non lo siamo.

Del resto l’amore da vità, il romanticismo: spiritualità, emotività, fantasia, immaginazione e soprattutto l’affermazione del carattere individuale, è la veste profonda e toccante delle emozioni della vita, ed è quindi una forma d’amore.

dtekm

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Novecento – Alessandro Baricco

E a uno a uno li ho lasciati dietro di me.
Geometria.
Un lavoro perfetto.
Tutte le donne del mondo le ho incantate suonando una notte intera per una donna, una, la pelle trasparente, le mani senza un gioiello, le gambe sottili, ondeggiava la testa al suono della mia musica, senza un sorriso, senza piegare lo sguardo, mai, una notte intera, quando si alzò non fu lei che uscì dalla mia vita, furono tutte le donne del mondo.
Il padre che non sarò mai l’ho incantato guardando un bambino morire, per giorni, seduto accanto a lui, senza perdere niente di quello spettacolo tremendo bellissimo, volevo essere l’ultima cosa che guardava al mondo,quando se ne andò, guardandomi negli occhi, non fu lui ad andarsene ma tutti i figli che mai ho avuto.
La terra che era la mia terra, da qualche parte nel mondo, l’ho incantata sentendo cantare un uomo che veniva dal nord, e tu lo ascoltavi e vedevi, vedevi la valle, i monti intorno, il fiume che adagio scendeva, la neve d’inverno, i lupi la notte, quando quell’uomo finì di cantare finì la mia terra, per sempre, ovunque essa sia.
Gli amici che ho desiderato li ho incantati suonando per te e con te quella sera, nella faccia che avevi, negli occhi, io li ho visti, tutti, miei amici amati, quando te ne sei andato, sono venuti via con te.
Ho detto addio alla meraviglia quando ho visto gli immani iceberg del mare del Nord crollare vinti dal caldo, ho detto addio ai miracoli quando ho visto ridere gli uomini che la guerra aveva fatto a pezzi, ho detto addio alla rabbia quando ho visto riempire questa nave di dinamite, ho detto addio alla musica, alla mia musica, il giorno che sono riuscito a suonarla tutta in una sola nota di un istante, e ho detto addio alla gioia, incantandola, quando ti ho visto entrare qui.
Non è pazzia, fratello.
Geometria.
È un lavoro di cesello.
Ho disarmato l’infelicità.
Ho sfilato via la mia vita dai miei desideri.
Se tu potessi risalire il mio cammino, li troveresti uno dopo l’altro, incantati, immobili, fermati lì per sempre a segnare la rotta di questo viaggio strano che a nessuno mai ho raccontato se non a te.

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Il malato immaginario – Moliere

Come tutti i personaggi primari di Molière, anche Argante costituisce uno «scandalo». Argante ci consegna l’ultimo dei messaggi Molieriani. Argante è un personaggio a due facce. Da una parte, con effetti comici, si rifiuta di vivere, e vivere, per Molière, è esprimere le proprie malattie, avere il coraggio di esprimerle. Tecnicamente è comico che Argante abbia paura di tutte le malattie che lo abitano, e che, inespresse, si ritorcono contro di lui. Eppure, nella sua vigliaccheria, nella sua tragica furbizia di falso malato, si consuma in Argante una profonda ribellione da eroe. Autentica e ultima reincarnazione di Sganarello, egli trova il massimo della propria intelligenza (e forse anche il massimo del coraggio) al grado più basso della propria vergogna. Se, infatti, Argante accettasse di vivere da malato, se, ascoltando i suggerimenti della serva Tonina, o del fratello Beraldo, accettasse il male di esistere, se accettasse con lieta incoscienza il funebre e innaturale gioco della natura, egli diverrebbe, di colpo, un uomo come tutti gli altri: un uomo sano e malato a metà, adulto e infantile a metà, cieco e avveduto a metà. Un compromesso al quale Argante non si piegherebbe mai. Figlio di Molière, Argante è un estremista e un solitario. E un uomo senza prossimo, e tutto il teatro che egli gestisce fra la poltrona e il cesso, nel proprio foderato alloggio ospedaliero, è un teatro tutto per lui, un teatro-monologo, un immenso soliloquio. Argante non ha interlocutori che possano comprendere il suo male, così come non ha medici che possano guarirlo. Non ha interlocutori o ne ha uno solo, ne avrebbe uno solo, se soltanto accettasse di udirne la voce irriducibile e scandalosa: Molière.

Molière (pseudonimo di Jean-Baptiste Poquelin)

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LA FAVOLA DI AMORE E PSICHE

Psiche, terza figlia di un re, era una creatura di sovrumana bellezza, capace di intimorire qualunque uomo.
Nessuno voleva prenderla in moglie.
Trasportata in un magnifico palazzo trova il suo sposo, ma non le è concesso vederlo in volto, pena il perderlo per sempre.
La sua felicità, la gelosia delle sorelle, la scoperta di un bell’adolescente in luogo di un “mostro crudele” e la conseguente fuga di Amore, i tormenti cui la sottopone Venere compresa la sua discesa agli Inferi, la disperazione di Amore e la loro riconciliazione sono i passi salienti del racconto di Apuleio, che dietro il velo del lieto fine ci fa riflettere con la sua inquietante morale:

“se vuoi essere felice, anima mia, non voler sapere com’è fatto il tuo amore”.

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Capisci, vivere senza avere un sogno, significa perdersi nei labirinti del “non ce la farò mai”.

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Ma perché ci arrabbiamo?

Una delle tante spiegazioni che si danno alla rabbia è riferita ad un passato lontano dove non c’entrano né commesse né colleghi, ma fantasmi che appartengono alla nostra infanzia. Questa teoria ci riporta qualche tempo fa, quando i nostri genitori non ci hanno fatto sentire abbastanza apprezzati e sostenuti; è proprio allora che sono nati il dolore e questa rabbia, che sfugge al controllo e che spinge a reagire esageratamente di fronte alla più piccola frustrazione.

Secondo la maggior parte degli studi effettuati al riguardo i casi più frequenti di mancato autocontrollo sono stati identificati in soggetti che hanno avuto genitori critici , intolleranti e svalutanti, togliendo quella sicurezza senza la quale si resta indifesi come bambini, in balia dei giudizi e delle conferme degli altri. E se queste conferme non arrivano ecco che rimonta la voglia di protestare per questo amore che ci è stato negato. Non è facile ammettere che siamo noi a sentirci inadeguati quando sembra più accettabile dare la colpa agli altri, e la soluzione non è sicuramente nell’accusare mamme e papà, ma nel recuperare il bambino che è in noi e fargli fare pace con la nostra parte adulta.

Dott. Luigi Mastronardi

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Giovanni Falcone

Gli uomini passano, le idee restano.
Restano le loro tensioni morali
e continueranno a camminare sulle
gambe degli altri uomini.

Giovanni Falcone

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Prof. C. Marcelletti

Come è facile dare giudizi dall’esterno tipo “idea disgustosa” “tutto quanto fa spettacolo” “un lupetto vestito da agnello”. Non so quale sia la realtà dei fatti a lui contestati ma conosco l’uomo. Aihmé avrei tanto voluto non avere la necessità di conoscerlo ma è successo. Io gli devo la vita di mio figlio. Sono otto anni che lo conosco non otto giorni, so che è un tipo vulcanico difficile da costringere entro formalismi o burocratismi. Egli ha un solo pensiero: salvarne il più possibile. La burocrazia ha già ucciso l’Italia e in questo momento sta uccidendo delle persone in maniera fisica e reale. Quanti di voi hanno visto medici fare turni di 12 o 14 ore continutative se necessario? Quanti di voi hanno visto medici ininterrottamente dare conforto anche nei casi più disperati, ai familiari? quanti medici di questo livello ti lasciano il cellulare e si fanno trovare sempre per qualsiasi dubbio tu abbia? Quanti medici avete sentito dire che quella medicina forse è meglio non prenderla perché servirebbe a far stare più tranquillo lui (il medico) che essere di utilità al bimbo? Quanti medici vi hanno trattato come una persona e non come un soggetto portatore di patologia. Io ho avuto l’onore di conoscerne uno: Carlo Marcelletti.

Testimonianza di Stefano –  23 luglio 2008

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Al Grande Prof. Carlo Marcelletti

Ci raccontiamo che il cardiochirurgo collabora in fase preoperatoria con il cardiologo pediatra, in sala operatoria si rapporta con l’anestesista e coordina l’intero gruppo di lavoro, nel postoperatorio si fa carico, in stretta collaborazione con il rianimatore intensivista, della conduzione del piccolo operato fino alla sua dimissione dalla terapia intensiva, infine, in reparto torna a lavorare al fianco del cardiologo e del neonatologo e cura il postoperatorio tardivo fino alla dimissione al domicilio. Nella realtà, quando il percorso diagnostico-terapeutico si complica, quando nulla appare chiaro e i pezzi del puzzle sono scomposti, impazziti, il cardiochirurgo è solo. Non c’è nessuno che riflette fino allo spasimo, fino a farsi male. Nessuno che si coltiva, che si spinge nella ricerca intensa e difficile, dolorosa e piacevole della verità. Percorrere questo sentiero virtuoso e l’unico modo che conosciamo per sentirci culturalmente vivi nella costante ricerca della verità.

Prof. Carlo Marcelletti.

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Ciao mio caro cuginetto, proteggici da lassù.

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“le nove delle sera erano per me l’inizio della giornata, ora sono l’inizio della notte…”

Estate 1985

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“Come si Diventa Ciò che si è”.

Friedrich Nietzsche

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…e venne chiamata due cuori

“La Vera Gente non celebra di anno in anno le stesse feste; festeggiano i vari membri della tribù, ma non il giorno del loro compleanno, bensì pittosto, quando giungeva il momento di riconoscere un loro specifico talento, un nuovo contributo alla comunità, un ulteriore passo avanti verso la crescita spirituale. Non celebravano il tempo che passa, ma ciò che li faceva divenire migliori”.

…e venne chiamata due cuori – Marlo Morgan

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…e venne chiamata due cuori

“La Vera Gente non crede che la funzione precipua della voce sia quella di parlare. Parlare è qualcosa che coinvolge il cuore e la testa; se si utilizza la voce, si tende inevitabilmente a dire cose futili, poco spirituali. La voce è fatta per cantare, per celebrare e per guarire”.

…e venne chiamata due cuori – Marlo Morgan

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Traduzione Baby Can I Hold You?

Baby Posso Tenerti?

Mi dispiace
é tutto quello che puoi dire
Anni passati, e ancora
le parole non escono facilmente
come scusa, come scusa
Perdonami
é tutto cio che puoi dire
Anni passati, e ancora
le parole non escono facilmente
come perdonami (Perdonami)

Ritornello
Ma tu puoi dire, baby
Baby, posso tenerti stanotte?
Baby, se ti dico le parole giuste
Ooh, nel momento giusto
sarai mia

Ti amo
é tutto cio che puoi dire
Anni passati, e ancora
le parole non escono facilmente
Come ti amo, ti amo

Tracy Chapman

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Streets Of Philadelphia

Strade Di Philadelphia

Ero malridotto e non riuscivo a capire
cosa sentivo
Non riuscivo a riconoscermi
Vedevo il mio riflesso in una vetrina
e non riconoscevo la mia stessa faccia
Oh fratello mi lascerai
a consumarmi
Sulle strade di Philadelphia

Ho caminato lungo il viale finchè le mie gambe sono diventate come pietra
Ho sentito le voci di amici spariti e partiti
Di notte potevo sentire il sangue nelle vene
Nero e sussurrante come la pioggia
Sulle strade di Philadelphia

Non c’è alcun angelo che venga a salutarmi
Ci siamo solo io e te amico mio
I miei vestiti non mi vanno più bene
Ho camminato mille miglia
Solo per sfuggire a questa pelle

La notte è arrivata, sono sdraiato e sono sveglio
Mi sento indebolire
Quindi fratello ricevimi con il tuo bacio infedele
O ci lasceremo soli così
Sulle strade di Philadelphia

Bruce Springsteen

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Esiste l’amore istintivo e l’istinto d’amore…eppure, anche se sono le stesse parole invertite, c’è molta differenza…

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Un uomo diventa vecchio quando i suoi rimpianti prendono il posto dei suoi sogni.

John Barrymore

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“fondamentalmente sono un solitario…o meglio, non so se lo sono veramente, perchè non ho provato il contrario”.

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“puoi non crederci ma ci sono persone che attraversano la vita senza attriti o angoscie.
persone che vestono bene, mangiano bene,
dormono bene.
persone appagate della loro vita familiare.
persone che hanno i loro momenti di afflizione ma tutto sommato non ne
sono disturbate e in genere stanno benissimo.
e quando muoiono si tratta di una morte
pacifica, di solito nel sonno.
puoi non crederci ma persone del genere
esistono davvero.
ma io non sono uno di loro.
oh no, io non sono uno di loro,
non ci sono neppure vicino ad essere uno di loro
ma loro sono là ed io sono qua”.

Charles Bukowski