La pala d’altare, stando alle notizie riportate da Vasari, venne commissionata da Atalanta Baglioni, appartenente alla celebre famiglia perugina. Il soggetto della pala centrale, la Deposizione di Cristo, piuttosto inconsueto, venne dettato dalla volontà di omaggiare il figlio della donna, Grifonetto, assassinato nel corso di alcuni fatti di sangue interni alla stessa famiglia per il dominio di Perugia nel 1500. Grifonetto aveva infatti ucciso con la spada tutti i parenti maschi rivali nel sonno, in occasione delle nozze “di sangue” di suo cugino Astorre Baglioni con Lavinia Colonna, il 15 luglio.
Abbandonato dai suoi stessi familiari, compresa la madre inorridita per l’accaduto, era tornato a Perugia dove Giampaolo Baglioni, miracolosamente scampato alla strage fuggendo per tempo a Marsciano, lo raggiunse e lo fece uccidere, in Corso Vannucci. Poco prima di morire però Grifonetto venne raggiunto dalla madre e dalla moglie, Zenobia, che riuscirono a fargli perdonare i suoi assassini: ormai incapace di parlare, il moribondo toccò la mano della madre in segno di assenso al perdono. I vestiti insanguinati dell’uomo vennero quindi trasportati da Atalanta lungo la via pubblica, e arrivata sui gradini del Duomo ve li gettò pronunciando solennemente: «Che questo sia l’ultimo sangue che scorre su Perugia».
La figura della Vergine nel dipinto quindi doveva rispecchiare il dolore materno della donna, mentre nella Maddalena sarebbe ritratta la moglie Zenobia.
La pala ebbe una lunga elaborazione, testimoniata da una straordinaria serie di disegni e studi in larga parte conservati: ben sedici, oggi ripartiti in musei italiani ed esteri. Il soggetto venne gradualmente mutato dal Compianto sul Cristo morto alla Deposizione nel sepolcro, fondendo più spunti.
L’opera venne collocata nella cappella della famiglia nella chiesa di San Francesco al Prato, dove si trovava già da qualche anno la Pala degli Oddi, sempre di Raffaello. Il successo della pala aprì le porte di Roma a Raffaello, che l’anno dopo venne chiamato da Giulio II.
Fino al 1608 la pala rimase nella chiesa, per essere segretamente portata a Roma con la compiacenza dei frati, su richiesta di Paolo V, il quale ne fece dono al nipote, il cardinale Scipione Borghese, che l’aveva ammirata durante i suoi studi universitari nel capoluogo umbro. Le proteste dei perugini non servirono ad altro che ottenere una copia di buona fattura del Lanfranco e forse anche una seconda del cavalier d’Arpino, mentre il papa emanava un Breve pontificio per dichiarare la tavola “cosa privata” del nipote, mettendo fine in modo categorico alla questione.
I leggendari Manuali Hoepli è una collana di oltre 2000 volumi, che il suo ideatore Ulrico Hoepli definiva “un’Enciclopedia permanente di scienze, lettere e arti”.
Inaugurata nel 1875 e considerata oggi fra le raccolte librarie più ricercate da collezionisti e appassionati, la collana dei Manuali Hoepli nella mente di Ulrico Hoepli doveva raccogliere tutto lo scibile umano, con un’attenzione particolare alle Arti e ai Mestieri. Allora non esisteva un termine in italiano che potesse indicare questo genere di pubblicazione, ragione per cui lo stesso Hoepli mutuò l’inglese handbook traducendolo in “Manuale” e creando così un neologismo.
Una curiosità: i Manuali Hoepli erano così popolari che quando ci si recava dal sarto per farsi confezionare una giacca con tasche applicate, non si indicava una dimensione anziché un’altra, ma era sufficiente richiedere una “tasca Hoepli” nella quale stesse perfettamente il manuale, che aveva un formato decisamente maneggevole: 10,5×15 cm.
Ho sentito mia mamma chiedere ai vicini il sale. Ma noi avevamo sale in casa. Le ho chiesto perché chiedesse del sale ai vicini. “Perché i nostri vicini non hanno molti soldi e spesso ci chiedono qualcosa. Ogni tanto anch’io chiedo loro qualcosa di piccolo e non costoso, in modo tale che sentano che anche noi abbiamo bisogno di loro. Così si sentiranno più a loro agio e sarà per loro più semplice continuare a chiederci tutto quello di cui hanno bisogno”
La parola egoista ha assunto una connotazione estremamente negativa, in quanto tutte le religioni l’hanno condannata: non vogliono che tu sia egoista. Ma perchè? Perchè devi aiutare gli altri.
Mi viene in mente un bambino che parlava con sua madre e la madre gli disse “ricordati sempre di aiutare gli altri” e il bambino le chiese ” e gli altri cosa faranno?” e la madre rispose “naturalmente aiuteranno gli altri”.
Allora il bambino replicò “mi sembra una cosa un pò strana, perchè ognuno non aiuta se stesso invece che pensare agli altri e rendere le cose inutilmente complicate!?”.
L’egoismo è naturale e solo se sei egoista arriva il momento in cui puoi dare, quando sei in uno stato di gioia traboccante, allora la puoi condividere. Adesso c’è gente infelice che aiuta altra gente infelice, ciechi che guidano altri ciechi.
Ogni albero è egoista: porta l’acqua alla sua radice, la linfa alle sue foglie, ai suoi frutti, ai suoi fiori e quando fiorisce diffonde la sua fragranza per chiunque: amici, estranei, chi conosce e chi no. Quando è carico di frutti li condivide.
Da quei frutti a chiunque, ma se insegni agli alberi ad essere altruista moriranno esattamente com’è morta l’intera umanità.
“Nel momento in cui lasci vagare la mente, la tua connessione con lo spazio diventa sacra”
“Condannatemi, la Storia mi assolverà”,
Fidel Castro, 25 Novembre 2016
Il filone di carbone viene aggredito dai martelli pneumatici, col rischio che una scintilla faccia esplodere il gas stagnante nella galleria. Belgio, anni cinquanta. La Valigia, Vicenza.
Primum Vivere, Deinde Philosophari
L’amore immaturo dice: “Ti amo perché ho bisogno di te”.
L’amore maturo dice: “Ho bisogno di te perché ti amo.
(E. Fromm)