“Osservate con quanta previdenza la natura, madre del genere umano, ebbe cura di spargere ovunque un pizzico di follia.
Infuse nell’uomo più passione che ragione perchè fosse tutto meno triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso.
Se i mortali si guardassero da qualsiasi rapporto con la saggezza, la vecchiaia neppure ci sarebbe.
Se solo fossero più fatui, allegri e dissennati godrebbero felici di un’eterna giovinezza.
La vita umana non è altro che un gioco della Follia.
Il cuore ha sempre ragione”.
Erasmo da Rotterdam
Solo per oggi cercherò di vivere alla giornata senza voler risolvere i problemi della mia vita tutti in una volta.
Solo per oggi avrò la massima cura del mio aspetto: vestirò con sobrietà, non alzerò la voce, sarò cortese nei modi, non criticherò nessuno, non cercherò di migliorare o disciplinare nessuno tranne me stesso.
Solo per oggi sarò felice nella certezza che sono stato creato per essere felice non solo nell’altro mondo, ma anche in questo.
Solo per oggi mi adatterò alle circostanze, senza pretendere che le circostanze si adattino ai miei desideri.
Solo per oggi dedicherò dieci minuti del mio tempo a sedere in silenzio ascoltando Dio, ricordando che come il cibo è necessario alla vita del corpo, così il silenzio e l’ascolto sono necessari alla vita dell’anima.
Solo per oggi, compirò una buona azione e non lo dirò a nessuno.
Solo per oggi mi farò un programma: forse non lo seguirò perfettamente, ma lo farò. E mi guarderò dai due malanni: la fretta e l’indecisione.
Solo per oggi saprò dal profondo del cuore, nonostante le apparenze, che l’esistenza si prende cura di me come nessun altro al mondo.
Solo per oggi non avrò timori. In modo particolare non avrò paura di godere di ciò che è bello e di credere nell’Amore.
Posso ben fare per 12 ore ciò che mi sgomenterebbe se pensassi di doverlo fare tutta la vita.
Papa Giovanni XXIII
Ti auguro di vivere
senza lasciarti comprare dal denaro.
Ti auguro di vivere
senza marca, senza etichetta,
senza distinzione,
senza altro nome
che quello di uomo.
Ti auguro di vivere
senza rendere nessuno tua vittima.
Ti auguro di vivere
senza sospettare o condannare
nemmeno a fior di labbra.
Ti auguro di vivere in un mondo
dove ognuno abbia il diritto
di diventare tuo fratello
e farsi tuo prossimo
Jean Debruynne
Gli angeli vennero a cercarla
La trovarono al mio fianco,
lì dove le sue ali l’avevano guidata.
Gli angeli vennero per portarla via.
Aveva lasciato la loro casa,
il loro giorno più chiaro
ed era venuta ad abitare presso di me.
Mi amava perché l’amore
ama solo le cose imperfette.
Gli angeli vennero dall’alto
e la portarono via da me.
Se la portarono via per sempre
tra le ali luminose.
É vero che era la loro sorella
e così vicina a Dio come loro.
Ma mi amava perché
il mio cuore non aveva una sorella.
Se la portarono via,
ed è tutto quel che accadde.
F. Pessoa
Nelle mie braccia tutta nuda
la città la sera e tu
il tuo chiarore l’odore dei tuoi capelli
si riflettono sul mio viso.
Di chi è questo cuore che batte
più forte delle voci e dell’ansito?
è tuo è della città è della notte
o forse è il mio cuore che batte forte?
Dove finisce la notte
dove comincia la città?
dove finisce la città dove cominci tu?
dove comincio e finisco io stesso?
N. Hikmet
“Se sapessi con sicurezza che c’è un uomo che sta venendo a casa mia con il piano consapevole di farmi del bene, scapperei a rotta di collo.”
“If I knew for a certainty that a man was coming to my house with the conscious design of doing me good, I should run for my life.”
Henry David Thoreau
Mi chiedono se sia romantico, sì, lo sono…e credo…che tutti, chi più chi meno, lo siamo, è in noi…molte volte è il nostro ambiente e le persone che ci circondano, pure loro intrise dall’ambiente e dalle altre persone, come in circoli viziosi, che ingeriscono altri circoli…che ci impedisce di esserlo…se una, una sola persona di un qualsiasi circolo, si ferma e riflette su questo, trasgredisce le regole imposte e apre il suo cuore, forse uno di questi circoli si spezza e può spezzare le catene di un’altro e l’altro a sua volta: spesso viviamo da pecore, ma non lo siamo.
Del resto l’amore da vità, il romanticismo: spiritualità, emotività, fantasia, immaginazione e soprattutto l’affermazione del carattere individuale, è la veste profonda e toccante delle emozioni della vita, ed è quindi una forma d’amore.
dtekm
E a uno a uno li ho lasciati dietro di me.
Geometria.
Un lavoro perfetto.
Tutte le donne del mondo le ho incantate suonando una notte intera per una donna, una, la pelle trasparente, le mani senza un gioiello, le gambe sottili, ondeggiava la testa al suono della mia musica, senza un sorriso, senza piegare lo sguardo, mai, una notte intera, quando si alzò non fu lei che uscì dalla mia vita, furono tutte le donne del mondo.
Il padre che non sarò mai l’ho incantato guardando un bambino morire, per giorni, seduto accanto a lui, senza perdere niente di quello spettacolo tremendo bellissimo, volevo essere l’ultima cosa che guardava al mondo,quando se ne andò, guardandomi negli occhi, non fu lui ad andarsene ma tutti i figli che mai ho avuto.
La terra che era la mia terra, da qualche parte nel mondo, l’ho incantata sentendo cantare un uomo che veniva dal nord, e tu lo ascoltavi e vedevi, vedevi la valle, i monti intorno, il fiume che adagio scendeva, la neve d’inverno, i lupi la notte, quando quell’uomo finì di cantare finì la mia terra, per sempre, ovunque essa sia.
Gli amici che ho desiderato li ho incantati suonando per te e con te quella sera, nella faccia che avevi, negli occhi, io li ho visti, tutti, miei amici amati, quando te ne sei andato, sono venuti via con te.
Ho detto addio alla meraviglia quando ho visto gli immani iceberg del mare del Nord crollare vinti dal caldo, ho detto addio ai miracoli quando ho visto ridere gli uomini che la guerra aveva fatto a pezzi, ho detto addio alla rabbia quando ho visto riempire questa nave di dinamite, ho detto addio alla musica, alla mia musica, il giorno che sono riuscito a suonarla tutta in una sola nota di un istante, e ho detto addio alla gioia, incantandola, quando ti ho visto entrare qui.
Non è pazzia, fratello.
Geometria.
È un lavoro di cesello.
Ho disarmato l’infelicità.
Ho sfilato via la mia vita dai miei desideri.
Se tu potessi risalire il mio cammino, li troveresti uno dopo l’altro, incantati, immobili, fermati lì per sempre a segnare la rotta di questo viaggio strano che a nessuno mai ho raccontato se non a te.
Come tutti i personaggi primari di Molière, anche Argante costituisce uno «scandalo». Argante ci consegna l’ultimo dei messaggi Molieriani. Argante è un personaggio a due facce. Da una parte, con effetti comici, si rifiuta di vivere, e vivere, per Molière, è esprimere le proprie malattie, avere il coraggio di esprimerle. Tecnicamente è comico che Argante abbia paura di tutte le malattie che lo abitano, e che, inespresse, si ritorcono contro di lui. Eppure, nella sua vigliaccheria, nella sua tragica furbizia di falso malato, si consuma in Argante una profonda ribellione da eroe. Autentica e ultima reincarnazione di Sganarello, egli trova il massimo della propria intelligenza (e forse anche il massimo del coraggio) al grado più basso della propria vergogna. Se, infatti, Argante accettasse di vivere da malato, se, ascoltando i suggerimenti della serva Tonina, o del fratello Beraldo, accettasse il male di esistere, se accettasse con lieta incoscienza il funebre e innaturale gioco della natura, egli diverrebbe, di colpo, un uomo come tutti gli altri: un uomo sano e malato a metà, adulto e infantile a metà, cieco e avveduto a metà. Un compromesso al quale Argante non si piegherebbe mai. Figlio di Molière, Argante è un estremista e un solitario. E un uomo senza prossimo, e tutto il teatro che egli gestisce fra la poltrona e il cesso, nel proprio foderato alloggio ospedaliero, è un teatro tutto per lui, un teatro-monologo, un immenso soliloquio. Argante non ha interlocutori che possano comprendere il suo male, così come non ha medici che possano guarirlo. Non ha interlocutori o ne ha uno solo, ne avrebbe uno solo, se soltanto accettasse di udirne la voce irriducibile e scandalosa: Molière.
Molière (pseudonimo di Jean-Baptiste Poquelin)
Psiche, terza figlia di un re, era una creatura di sovrumana bellezza, capace di intimorire qualunque uomo.
Nessuno voleva prenderla in moglie.
Trasportata in un magnifico palazzo trova il suo sposo, ma non le è concesso vederlo in volto, pena il perderlo per sempre.
La sua felicità, la gelosia delle sorelle, la scoperta di un bell’adolescente in luogo di un “mostro crudele” e la conseguente fuga di Amore, i tormenti cui la sottopone Venere compresa la sua discesa agli Inferi, la disperazione di Amore e la loro riconciliazione sono i passi salienti del racconto di Apuleio, che dietro il velo del lieto fine ci fa riflettere con la sua inquietante morale:
“se vuoi essere felice, anima mia, non voler sapere com’è fatto il tuo amore”.
Capisci, vivere senza avere un sogno, significa perdersi nei labirinti del “non ce la farò mai”.
Una delle tante spiegazioni che si danno alla rabbia è riferita ad un passato lontano dove non c’entrano né commesse né colleghi, ma fantasmi che appartengono alla nostra infanzia. Questa teoria ci riporta qualche tempo fa, quando i nostri genitori non ci hanno fatto sentire abbastanza apprezzati e sostenuti; è proprio allora che sono nati il dolore e questa rabbia, che sfugge al controllo e che spinge a reagire esageratamente di fronte alla più piccola frustrazione.
Secondo la maggior parte degli studi effettuati al riguardo i casi più frequenti di mancato autocontrollo sono stati identificati in soggetti che hanno avuto genitori critici , intolleranti e svalutanti, togliendo quella sicurezza senza la quale si resta indifesi come bambini, in balia dei giudizi e delle conferme degli altri. E se queste conferme non arrivano ecco che rimonta la voglia di protestare per questo amore che ci è stato negato. Non è facile ammettere che siamo noi a sentirci inadeguati quando sembra più accettabile dare la colpa agli altri, e la soluzione non è sicuramente nell’accusare mamme e papà, ma nel recuperare il bambino che è in noi e fargli fare pace con la nostra parte adulta.
Dott. Luigi Mastronardi
Gli uomini passano, le idee restano.
Restano le loro tensioni morali
e continueranno a camminare sulle
gambe degli altri uomini.
Giovanni Falcone
Come è facile dare giudizi dall’esterno tipo “idea disgustosa” “tutto quanto fa spettacolo” “un lupetto vestito da agnello”. Non so quale sia la realtà dei fatti a lui contestati ma conosco l’uomo. Aihmé avrei tanto voluto non avere la necessità di conoscerlo ma è successo. Io gli devo la vita di mio figlio. Sono otto anni che lo conosco non otto giorni, so che è un tipo vulcanico difficile da costringere entro formalismi o burocratismi. Egli ha un solo pensiero: salvarne il più possibile. La burocrazia ha già ucciso l’Italia e in questo momento sta uccidendo delle persone in maniera fisica e reale. Quanti di voi hanno visto medici fare turni di 12 o 14 ore continutative se necessario? Quanti di voi hanno visto medici ininterrottamente dare conforto anche nei casi più disperati, ai familiari? quanti medici di questo livello ti lasciano il cellulare e si fanno trovare sempre per qualsiasi dubbio tu abbia? Quanti medici avete sentito dire che quella medicina forse è meglio non prenderla perché servirebbe a far stare più tranquillo lui (il medico) che essere di utilità al bimbo? Quanti medici vi hanno trattato come una persona e non come un soggetto portatore di patologia. Io ho avuto l’onore di conoscerne uno: Carlo Marcelletti.
Testimonianza di Stefano – 23 luglio 2008
Ci raccontiamo che il cardiochirurgo collabora in fase preoperatoria con il cardiologo pediatra, in sala operatoria si rapporta con l’anestesista e coordina l’intero gruppo di lavoro, nel postoperatorio si fa carico, in stretta collaborazione con il rianimatore intensivista, della conduzione del piccolo operato fino alla sua dimissione dalla terapia intensiva, infine, in reparto torna a lavorare al fianco del cardiologo e del neonatologo e cura il postoperatorio tardivo fino alla dimissione al domicilio. Nella realtà, quando il percorso diagnostico-terapeutico si complica, quando nulla appare chiaro e i pezzi del puzzle sono scomposti, impazziti, il cardiochirurgo è solo. Non c’è nessuno che riflette fino allo spasimo, fino a farsi male. Nessuno che si coltiva, che si spinge nella ricerca intensa e difficile, dolorosa e piacevole della verità. Percorrere questo sentiero virtuoso e l’unico modo che conosciamo per sentirci culturalmente vivi nella costante ricerca della verità.
Prof. Carlo Marcelletti.
“le nove delle sera erano per me l’inizio della giornata, ora sono l’inizio della notte…”
Estate 1985
“La Vera Gente non celebra di anno in anno le stesse feste; festeggiano i vari membri della tribù, ma non il giorno del loro compleanno, bensì pittosto, quando giungeva il momento di riconoscere un loro specifico talento, un nuovo contributo alla comunità, un ulteriore passo avanti verso la crescita spirituale. Non celebravano il tempo che passa, ma ciò che li faceva divenire migliori”.
…e venne chiamata due cuori – Marlo Morgan
“La Vera Gente non crede che la funzione precipua della voce sia quella di parlare. Parlare è qualcosa che coinvolge il cuore e la testa; se si utilizza la voce, si tende inevitabilmente a dire cose futili, poco spirituali. La voce è fatta per cantare, per celebrare e per guarire”.
…e venne chiamata due cuori – Marlo Morgan
Baby Posso Tenerti?
Mi dispiace
é tutto quello che puoi dire
Anni passati, e ancora
le parole non escono facilmente
come scusa, come scusaPerdonami
é tutto cio che puoi dire
Anni passati, e ancora
le parole non escono facilmente
come perdonami (Perdonami)
Ritornello
Ma tu puoi dire, baby
Baby, posso tenerti stanotte?
Baby, se ti dico le parole giuste
Ooh, nel momento giusto
sarai mia
Ti amo
é tutto cio che puoi dire
Anni passati, e ancora
le parole non escono facilmente
Come ti amo, ti amo
Tracy Chapman
Strade Di Philadelphia
Ero malridotto e non riuscivo a capire
cosa sentivo
Non riuscivo a riconoscermi
Vedevo il mio riflesso in una vetrina
e non riconoscevo la mia stessa faccia
Oh fratello mi lascerai
a consumarmi
Sulle strade di Philadelphia
Ho caminato lungo il viale finchè le mie gambe sono diventate come pietra
Ho sentito le voci di amici spariti e partiti
Di notte potevo sentire il sangue nelle vene
Nero e sussurrante come la pioggia
Sulle strade di Philadelphia
Non c’è alcun angelo che venga a salutarmi
Ci siamo solo io e te amico mio
I miei vestiti non mi vanno più bene
Ho camminato mille miglia
Solo per sfuggire a questa pelle
La notte è arrivata, sono sdraiato e sono sveglio
Mi sento indebolire
Quindi fratello ricevimi con il tuo bacio infedele
O ci lasceremo soli così
Sulle strade di Philadelphia
Bruce Springsteen
Esiste l’amore istintivo e l’istinto d’amore…eppure, anche se sono le stesse parole invertite, c’è molta differenza…
Un uomo diventa vecchio quando i suoi rimpianti prendono il posto dei suoi sogni.
John Barrymore
“fondamentalmente sono un solitario…o meglio, non so se lo sono veramente, perchè non ho provato il contrario”.
“puoi non crederci ma ci sono persone che attraversano la vita senza attriti o angoscie.
persone che vestono bene, mangiano bene,
dormono bene.
persone appagate della loro vita familiare.
persone che hanno i loro momenti di afflizione ma tutto sommato non ne
sono disturbate e in genere stanno benissimo.
e quando muoiono si tratta di una morte
pacifica, di solito nel sonno.
puoi non crederci ma persone del genere
esistono davvero.
ma io non sono uno di loro.
oh no, io non sono uno di loro,
non ci sono neppure vicino ad essere uno di loro
ma loro sono là ed io sono qua”.
Charles Bukowski
non ci sarà mai più una prossima prima volta dopo una prima volta…
dtekm
“il destino di chi ha idee…coglierle quando si hanno, e non sai quando”.
dtekm
“Ognuno deve lasciarsi qualche cosa dietro quando muore, diceva sempre mio nonno: un bimbo o un quadro o una casa o un muro eretto con le proprie mani o un paio di scarpe cucite da noi.
O un giardino piantato col nostro sudore.
Qualche cosa insomma che la nostra mano abbia toccato, in modo che la nostra anima abbia dove andare quando moriamo, e quando la gente guarderà l’albero, o il fiore che abbiamo piantato, noi saremo là.
Non ha importanza quello che si fa, diceva mio nonno, purché si cambi qualche cosa da ciò che era prima in qualcos’altro che porti poi la nostra impronta.
La differenza tra l’uomo che si limita a tosare un prato e un vero giardiniere, sta nel tocco, diceva.
Quello che sega il fieno poteva anche non esserci stato, sul quel prato; ma il vero giardiniere vi resterà per tutta una vita”.
Da ‘Fahrenheit 451’ di Ray Bradbury
Il piacere delle mie giornate è che non sono scandite da nulla che non sia ciò che voglio:
il pensiero libero è libertà.