Caro Simone,
dopo di te il rosso non è più rosso, l’azzurro del cielo non è più azzurro, gli alberi non sono più verdi.
Dopo di te devo cercare i colori dentro la nostalgia che ho di noi. Dopo di te rimpiango persino il dolore che ci faceva timidi e clandestini. Rimpiango le attese, le rinunce, i messaggi cifrati, i nostri sguardi rubati in mezzo ad un mondo di cechi, che non volevano vedere perchè se avessero visto saremmo stati la loro vergogna, il loro odio, la loro crudeltà.
Rimpiango di non aver avuto ancora il coraggio di chiederti perdono. Per questo non posso nemmeno più guardare nella tua finestra. Era lì che ti vedevo sempre, quando ancora non sapevo il tuo nome e tu sognavi un mondo migliore in cui non si può proibire ad un albero di essere albero, e all’azzurro di diventare cielo.
Non so se questo è un mondo migliore ora che nessuno mi chiama più Davide, ora che mi sento chiamare soltanto signor Veroli. Come posso dirlo, senza di te?
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